Descrizione
Vincenzo Errante (Roma 1890- Riva del Garda 1951).
Nasce a Roma da nobile famiglia di origine siciliana, sua madre, Maria, era di origine trentina, della famiglia dei conti Rosmini di Rovereto.
Compì gli studi universitarri a Padova e dal 1932, fino alla morte, fu titolare della cattedra di Letteratura tedesca all'Università di Milano.
Principale traduttore di Goethe, Rilke, Lenau, Kleis, Heine, Novalis, Hölderlin, ma anche di Shakespeare e dei Parnassiani francesi. A Goethe dedicò tutta la sua vita di studioso e di traduttore, pubblicando lavori in più volumi, quali Il Mito di Faust, Commento al Faust, l'Ifigenia in Tauride.
Le sue opere rilkiane comprendono una monografia sul poeta, la prima traduzione in italiano del Malte Laurigs Brigge, Storie del buon Dio, Il libro d'ore. Oltre che docente fu attivo collaboratore nelle case editrici Zanichelli, della quale fu segretario generale dal 1921 al 1923, Unitas, Mondadori e UTET. Così una sua testimoninaza “Se io avessi fatto solo il Professore e il Letterato, sarei morto di fame”...mentre io facevo Hölderlin, per guadagnare, ho dovuto dirigere l'Enciclopedia domestica della Garzanti. La mattina all'Univestità e nel pomeriggio perdevo 5 o 6 ore a dare lezioni su come si fa una rubrica di culinaria” (28.1.1946)
Operò anche con interesse nell'ambito dell'editoria per adolescenti :di queste sue collaborazioni ci sono pervenute Il Tesoro del ragazzo italiano: enciclopedia illustrata ,pubblicata e riaggiornata dal 1939 al 1969 per la UTET e sempre per questa casa editrice l'organizzazione della collana per ragazzi La Scala d'oro.
Nel 1940 inizia il suo soggiorno a Riva del Garda, ospite dapprima a Villa Betta e qui, tra quell'anno e il successivo, porta a termine la traduzione del Faust. Prima e seconda parte.
Sotto l'incessante pericolo dei bombardamenti di Milano dall'agosto del 1943 Riva viene scelta in modo definitivo come rifugio, questa volta presso la villa della famiglia Radi a S. Giacomo, che ribatezzerà, per la caratteristica di rifugio naturale “Il Ninfale”. Sarà la sua dimora per i soggiorni a Riva fino alla morte nel 1951. Vincenzo Errante riposa a Torbole, poco distante dalla casa degli zii di Nago, dove da ragazzo ha vissuto momenti che non conosciamo.
«Ho lasciato scritto che desidero restare nel cimitero di Torbole, presso Riva: tra questi monti, redenti un poco anche da me», aveva infatti espresso nel pieno di quella guerra che disdegnava. Nel 1953 la moglie Mary Martello Maluta ha fatto così realizzare il tempietto esagonale progettato dall’architetto Pietro Gazzola nel quale sono conservate le sue spoglie. Le pareti «recano versi in lingua originale, e nella sua traduzione italiana, da opere di Catullo, Eschilo, Goethe, Shakespeare, Wagner, Hölderlin, Théodore de Banville, Rilke».
Appassionato di bicicletta, era solito percorrere chilometri sulla sua bici da corsa, passione che lo coinvolse anche in un incidente stradale sulla Gardesana immediatamente dopo la guerra.
Testimonianza del suo legame con la città di Riva sono i manoscritti delle sue traduzioni conservate presso l'Archivio Storico comunale: ne fanno parte gli autografi preparatori per la stampa, alcune bozze di stampa corrette e parte delle lezioni all'università nella fattispecie i corsi dedicati a Hölderlin, Rilke e Lenau.
Fanno parte del Fondo Errante anche n. 46 lettere che Vincenzo Errante scrisse ai membri della famiglia di Serafino Radi, cui era legatissimo, tra il 03 settembre 1942 e il 19 maggio 1951.
Rif.:
Vincenzo Errante: la traduzione di poesia ieri e Oggi. A cura di Fausto Cercignani e Emilio
Mariano.- Milano: Cisalpino, 1993 (Università degli studi di Milano. Facoltà di lettere e Filosofia.
Quaderni di ACME 18. Istituto di Germanistica)
Errantiana, a cura di Paola Maria Filippi e Lorenzo Bonosi, Arco (TN), Il Sommolago, Riva del Garda, Biblioteca civica e Archivio storico, 2022.